via Nicola De Buono, dal palcoscenico ai versi – Tempo Libero – Gazzetta di Mantova.
In teatro ha recitato con Dario Fo e Franca Rame, con Giulietta Masina, Giorgio Albertazzi, Ernesto Calindri, Erminio Macario. Ma si schermisce. «Non so se per modestia», dice, o chissà perché, il fatto è che non vuole farsi forte esibendo nomi di mostri sacri con cui ha lavorato, né elencare le glorie di un curriculum interminabile (tanto c’è Google). Ha poi interpretato una decina di film, uno come protagonista, due con Adriano Celentano. Molte le sue parti in tv, una per tutte quella dell’on. Pernove in Casa Vianello, anni 1991-2006, col grande Raimondo e Sandra Mondaini. Mettiamo sulla bilancia anche Nonno Felice nel 1992 con Gino Bramieri. Oggi eccolo qui, pensionato con i capelli bianchi, ma giovanile (gli avranno rifatto qualche parte del corpo? Dell’anima no, è intatta, viva e immortale più che mai), eccolo qui in ottima forma. Nicola De Buono è mantovano, la nascita nel 1940 ad Addis Abeba è solo perché la sua mamma era là quando lui è nato. Infatti tra le sue poesie ce n’è una in dialetto che si intitola Mantoa ad not. De Buono ha anche partecipato a diverse edizioni del Festivaletteratura, e all’Arlecchino d’oro con lo spettacolo cabarettistico Attori si nasce, disoccupati si diventa. Dunque disoccupato? Non facciamo scherzi. Questa raccolta, di 80 pagine, che esce da Publi Paolini è una summa dell’opera poetica di De Buono che include poesie in lingua, rifacimenti, una in dialetto, versi – ben diversi da quelli catartici da cabaret – che fanno riferimento a Shakespeare e al futurismo, e infine tre pagine su Pirandello. Parafrasando “gli esami non finiscono mai”, l’autore dice che per lui è una costante “scrivere aggiornando il materiale precedente in una continua evoluzione, oltre che inserendone di nuovo”. La summa poetica – che accoglie rielaborazioni e novità – si avvale di una straordinaria presentazione di Dario Fo, ovvero una lettera che inviò a De Buono con fax nel 1996. Il premio Nobel lo raccomanda ai lettori perché «Nicola ha bisogno di entusiasmo, non è uno che scrive per sé. Come tutti gli attori autentici, ha bisogno di farsi giustamente ascoltare, se non lo ascoltano si smonta». Ottima raccomandazione. Fo accenna anche alle “emozioni” che De Buono poeta «farà provare attraverso la sua malinconia». Verissimo. Un poeta senza un po’ di malinconia, che poeta è? Il libro sarà prestato alla Casa del Mantegna giovedì alle 17. Con l’autore interverranno il critico letterario Mario Artioli, Federica Restani (reading di alcune poesie di De Buono), l’editore Paolini e l’assessore provinciale alla cultura Francesca Zaltieri. Forse altri, a sorpresa. Quarta di copertina con De Buono che nel 1999 recita Il diavolo con le zinne insieme con Albertazzi.
Gilberto Scuderi
La vita si sa è quel che é